Page 47 - ID - Informazioni della Difesa n. 03-2025 - Chiuso
P. 47
Al di là del suo territorio, l’Italia continua
infatti in mare nelle zone di sovranità e
di giurisdizione nazionale che via via si
estendono a partire dalle coste verso il largo
dove ci sono gli spazi marittimi di altri Paesi
o le aree di alto mare. Un’Italia sconosciuta ai
più, estesa all’incirca il doppio del territorio
emerso, che presenta aspetti strategici
rilevanti per la difesa dei diritti e degli
interessi del Paese. Dove finiscono le acque
territoriali inizia ad esempio la Pc che può
considerarsi lo scrigno della dimensione
subacquea in quanto racchiude le risorse
naturali che appartengono allo Stato, quali
idrocarburi, minerali strategici, terre rare,
geotermia. Questo diritto è sancito dalla
Convenzione del diritto del mare (Unclos)
che considera la Pc «prolungamento
naturale del territorio terrestre», con ciò
lasciando intendere che i diritti sovrani
dello Stato costiero presentino una valenza
particolare, diversa da quella dei diritti
esercitabili nelle altre zone di giurisdizione
nazionale. D’altronde, il concetto di Pc nasce
ad iniziativa degli Stati uniti nel 1945 con
finalità non solo economiche, all’indomani
della fine della II Guerra mondiale, quando
sui fondali al largo delle coste statunitensi
dell’Atlantico, si era profilata la minaccia
della flotta subacquea del Terzo Reich.
Una minaccia alla sicurezza dei fondali
dei mari europei, Baltico e Mediterraneo
in primis, è attualmente rappresentata
dalla c.d. shadow fleet russa. Si tratta
di decine di mercantili difficilmente
tracciabili, con bandiera ombra e bassi
standard di navigabilità, che in alcuni casi
sono state sospette di essere coinvolte
nel danneggiamento di infrastrutture
subacquee.
Ma come contrastare azioni di sabotaggio
di cavi e condotte subacquee di fronte
alla mancanza nell’Unclos di norme
internazionali che autorizzino l’enforcement
come avviene per la pirateria? Come
garantire la vita di nazioni sempre più
dipendenti da forniture energetiche via
pipelines e da interconnessioni elettriche e
digitali subacquee? E come impedire il fai da
te di sommergibili civili che come accaduto
al “Titan” si rivelino inadatti a immergersi e
rappresentino in sé un fattore di insicurezza
marittima? La comunità internazionale, ONU
ed EU in testa, si sono posti l’interrogativo
evidenziando l’esigenza di adottare misure
preventive basate sul rafforzamento della
sorveglianza navale e sulla cooperazione
tra Stati ed operatori pubblici e privati.
Continua a leggere ...
Informazioni della Difesa 71

