Page 35 - ID - Informazioni della Difesa n. 03-2025 - Chiuso
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a pochi passi da me e sono immagini che continuo a
            sognare. Non ricordo una notte senza incubi da lungo
            tempo».
            Nel  2022, quando è  cominciata l’invasione  su larga
            scala, aveva 21 anni e tutt’altri programmi in mente:
            studiare, laurearsi in ingegneria informatica e cercare
            un lavoro. «Quel 24 febbraio è finito tutto – ricorda –
            ma allora, ognuno di noi, per quanto non avesse mai
            messo in conto che avrebbe dovuto  combattere,
            uccidere, rischiare la vita, si sentiva pronto a farlo
            per difendere questo Paese. Oggi, dopo tante vittime,
            tanti morti senza un perché, tanto dolore, vorrei
            solo che la guerra finisse». Il retro del suo pick-up è
            stato decorato con la bandiera ucraina e una serie
            di fotografie scattate con i commilitoni in momenti di
            svago. «Alcuni di loro non ci sono più – dice Alexander
            – in questo modo li porto con me».
            «Il  morale  dei  soldati  al  fronte  è messo  ogni  giorno
            a dura prova, così come la loro salute mentale»,
            racconta Roman Megianiv, cappellano militare che
            si prepara a partecipare a un incontro interreligioso
            con le madri dei militari, che chiedono notizie dei
            figli, vogliono capire come stanno, come trascorrono
            le giornate, se mangiano abbastanza, se la notte
            riescono  a  dormire  in luoghi non  troppo  scomodi.
            Nessuna di loro fa domande specifiche sulla guerra,
            come  a  voler  dimenticare  per  un  attimo  il  motivo
            dell’allontanamento dei loro figli da casa. «Quando
            rientrano dai giorni più intensi in prima linea
            appaiono frastornati, provati non solo fisicamente, ma
            segnati nell’anima – continua Megianiv – a nessuno
            piace dover difendere sé stesso e i propri compagni
            sacrificando delle vite umane, soprattutto per chi ha
            fede. Anche i casi di disturbi mentali sono in aumento
            e qualcuno mi ha confidato di avere avuto pensieri
            suicidi. A volte il clima di fratellanza che si crea aiuta
            a tenere alto il morale, ma non sempre basta».
            Quante siano, a oggi, le vittime di questa guerra,
            non è dato saperlo con precisione: come in tutti i
            conflitti, è quasi impossibile stabilire il numero reale
            di morti e feriti, a causa delle difficoltà sul campo e
            della  tendenza  dei  governi  a  minimizzarlo  per  non
            mostrarsi vulnerabili.
            Secondo Kyiv Independent, che ha ripreso i dati diffusi
            dall’Economist, i soldati ucraini che fino al novembre
            scorso avevano perso la vita sono stati fra i 60mila e
            i 100mila, quelli russi sono circa il doppio, 800mila in
            totale i feriti su entrambi i fronti.
            «Un’enormità – dice Anna Malienko, dell’Associazione
            dei Veterani di Dnipro – e dobbiamo pensare che
            spesso si tratta di giovanissimi che non avranno più
            la possibilità di costruirsi un futuro a causa di una
            guerra che non hanno voluto». Anna ha un figlio poco
            più che ventenne al fronte: «Quando è stato chiamato
            per  andare  a  combattere,  ho  deciso  che  avrei  fatto
            qualcosa per aiutarlo, anche a distanza, così con
            mio marito abbiamo pensato di fondare questa
            associazione, che non solo organizza raccolte di beni
            di prima necessità per i soldati, ma anche percorsi di


                                                                                Continua a leggere ...
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