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cyberwar, attività ibride per il condizionamento dei flussi migratori e la manipolazione delle
informazioni.
Risulta quindi evidente che, se il “vecchio continente” vuole mantenere il suo rango di attore globale
e continuare ad essere rilevante in ambito internazionale, deve dotarsi degli strumenti necessari
per assicurare la propria difesa, senza ignorare la cruciale importanza della relazione con la NATO.
In linea con quanto affermato nel “Concetto Strategico” dell’Alleanza Atlantica, approvato a Madrid
nel giugno 2022, l’Unione Europea rappresenta infatti un “partner unico ed essenziale per la NATO”
ed entrambe le organizzazioni devono essere capaci di svolgere ruoli complementari, coerenti e
reciprocamente rafforzanti, a sostegno della pace e della sicurezza internazionale.
Si tratta di un concetto non scontato che coglie l’essenza del legame transatlantico, in cui l’Italia si
riconosce pienamente, e che richiede il convinto sostegno per la creazione di una Difesa comune
europea, anche come pilastro della NATO in Europa.
Il conseguimento di tale ambizioso obiettivo non può, tuttavia, prescindere dallo sviluppo di uno
Strumento militare europeo credibile ed efficace, composto da Forze Armate effettivamente
pronte, ben addestrate ed equipaggiate, per rispondere tempestivamente alle minacce del nostro
tempo. Minacce che, come detto, si estendono trasversalmente in tutti i domini tradizionali, in
quelli cibernetico e spaziale nonché alla dimensione cognitiva.
Oltre ad agire sulle singole strutture militari e sulla loro preparazione, ritengo poi indispensabile
favorire anche un cambiamento radicale nelle dinamiche industriali, che dovranno prediligere lo
sviluppo di investimenti cooperativi, in grado di garantire la fornitura di sistemi d’arma, scorte
adeguate e linee di approvvigionamento affidabili. Inoltre, affinché lo Strumento militare europeo
possa esercitare un efficace effetto di deterrenza, esso dovrà poter mantenere un valido vantaggio
tecnologico sugli avversari e rispondere alle crescenti esigenze imposte dagli attuali scenari
operativi e ciò richiederà, necessariamente, lo sviluppo di iniziative di procurement congiunto,
sostenute da una solida base industriale, in grado di valorizzare le singole eccellenze nazionali.
Solo in questo modo sarà possibile restare competitivi in ambito globale, sfruttare le economie di
scala, ottenere una maggiore integrazione dei sistemi d’arma e della catena logistica, funzionale a
mantenere un elevato livello di interoperabilità tra le Forze Armate dei paesi membri.
In conclusione, la necessità di progredire verso una difesa comune europea rappresenta una
condizione irrinunciabile per un’Unione che intenda esercitare un ruolo centrale sullo scenario
internazionale, quale global security provider. Una sfida che richiederà un impegno sostanziale,
in termini di risorse, uno stretto coordinamento tra le Nazioni europee e una visione strategica
condivisa ma, soprattutto, una certa dose di idealismo ancorato a un sano pragmatismo, senza
i quali si continuerà a viaggiare per rotte divergenti, correndo il rischio di impiegare gli strumenti
comunitari per tutelare gli interessi dei singoli Paesi.
Allo stesso modo, è necessario profondere uno sforzo maggiore anche nei confronti delle opinioni
pubbliche, ancora troppo poco informate e consapevoli e, in questo senso, la Difesa intende
continuare a fare la sua parte, come dimostra questo inserto della Rivista ID dedicato a “L’Europa
della Difesa”.
Buona lettura!
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