Page 26 - ID - Informazioni della Difesa n. 03-2024
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emisconosciuto sino a pochi decenni fa e considerato un Paese povero e senza
importanza strategica al cospetto delle altre monarchie del Golfo, negli ultimi anni
il Qatar è entrato di prepotenza nello scenario mediorientale, diventando un attore
Schiave nel mondo arabo e nella più ampia Comunità Internazionale. Un ruolo che
porta a chiedersi come sia stato possibile che un Paese tanto piccolo abbia potuto avere un
peso così determinante nello scenario politico internazionale, al punto di trasformare Doha
in un centro nevralgico della diplomazia. Un’evoluzione sostenuta da una strategia fondata
sulla liberalizzazione economica e politica, sulla sponsorizzazione a livello internazionale di
un progetto di “state branding” - iniziative per rafforzare la reputazione di un Paese sullo
scenario internazionale - e sul perseguimento di una politica estera indipendente e guidata
dalla lungimiranza, volontà e ricchezza della leadership qatariota.
Da sempre al centro di un acceso dibattito politico, la crescita internazionale del Qatar
ha attirato l’attenzione dell’intera comunità mondiale, non sempre raccogliendo unanime
consenso. Le principali critiche sono state rivolte alle conseguenze per la sua immagine
d’imparzialità e neutralità dopo essersi per la prima volta apertamente schierato a
favore di una delle parti in conflitto in Libia e all’analisi di come gli sforzi qatarioti siano
stati tesi a soddisfare interessi nazionali di breve termine piuttosto che la stabilità
degli Stati beneficiari.
Certo è che le politiche perseguite dal Qatar in Libia e Siria hanno assunto un carattere
completamente diverso rispetto al passato, rappresentando il vero elemento di
rottura con una strategia fino a quel momento basata principalmente sulla volontà
di stimolare il dialogo tra parti in conflitto tra loro, facendo ampio uso di generosi
incentivi economici. Assumendo un nuovo ruolo di leader progressista all’interno del
mondo arabo, sostenendo l’intervento militare e il sostegno ai gruppi di opposizione
in Libia e Siria, il Qatar ha saputo trasformarsi in un potente mediatore, capace di
ricorrere anche ad iniziative di hard power, ma, soprattutto, disposto ad abbandonare la
propria tradizionale imparzialità. Un cambio di rotta che molti hanno letto come risposta
alle dinamiche sviluppatesi in Medio Oriente con lo scoppio delle rivolte della “Primavera
Araba”, stante il fatto che non sarebbe stato ulteriormente possibile rimanere inermi di fronte
ai continui crimini perpetrati dai diversi regimi contro i manifestanti, scelta che si sarebbe
potuta rivelare dannosa per la politica di “state branding” avviata dall’emirato.
Da quando, all’alba del nuovo millennio, ha implementato l’attuale strategia di politica estera
fondata sulla mediazione e la diplomazia, il Qatar è stato coinvolto in una lunga serie di
sforzi diplomatici in tutto il mondo, con l’obiettivo di assicurare la sua sicurezza e consolidare
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