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L’Iran dopo la morte del presidente Ebrahim Raisi






            della Fondazione dei Martiri, e Mostafa Pourmohammadi, ex ministro dell’Interno. Per
            non frammentare ulteriormente il fronte conservatore, il 27 giugno Zakani e Ghazizadeh
            Hashemi si sono ritirati dalla corsa elettorale. Nonostante questo, al primo turno
            nessuno dei candidati è riuscito a ottenere la maggioranza assoluta: il moderato Masoud
            Pezeshkian ha ottenuto 10,4 milioni di voti (42%) e il conservatore Said Jalili 9,47 milioni
            (38.96%). Venerdì 5 luglio si è così svolto il ballottaggio che – con un’affluenza alle urne
            del 49,8%, ha fatto registrare la netta vittoria di Pezeshkian con 16.384.403 voti contro
            i 13.538.179 del suo rivale Saeed Jalili, espressi in un totale di circa 58.000 seggi in Iran
            e 314 seggi in oltre 100 paesi stranieri.
            Pezeshkian ha vinto per una serie di motivi.  In primis, in campagna elettorale un
            possibile governo del candidato ultraconservatore Saeed Jalili era stato paragonato a
            quello dei Talebani in Afghanistan perché aveva promesso la linea dura sia nei confronti
            dell’Occidente sia, in ambito sociale, nei confronti delle donne che non portano il velo.
            È stata questa prospettiva, di un Iran in versione talebana, a convincere tante iraniane
            e iraniani a non astenersi dal voto, in occasione del ballottaggio di venerdì 5 luglio.
            La situazione internazionale ha avuto un peso, indubbiamente, perché il candidato
            moderato Massoud Pezeshkian ha insistito sul dovere di riallacciare i rapporti diplomatici
            con Washington per tornare al tavolo dei negoziati sul nucleare, alleggerire le sanzioni   Unico candidato
            e mettere fine all’isolamento dell’Iran. Di conseguenza, anche l’economia ha avuto un   riformatore Massud
                                                                                            Pezeshkian, deputato
            ruolo in queste elezioni: gli iraniani sono consapevoli che soltanto la fine del regime   della città di Tabriz
            sanzionatorio potrà far ripartire il business, diminuire il tasso di inflazione e creare posti   ed ex ministro della
                                                                                            Salute è risultato
            di lavoro.                                                                      vincitore del
                                                                                            ballottaggio  e d eletto
            LE SFIDE DEL NUOVO PRESIDENTE IRANIANO                                          nuovo Presidente
                                                                                            dell'Iran
            Anziché utilizzare slogan populisti come i suoi avversari, che in campagna elettorale    © commons.
            avevano promesso di elargire terre e oro alla popolazione, il neopresidente Masoud   wikimedia.org
            Pezeshkian ha deciso fin da subito che avrebbe
            affidato ai tecnici il compito di rilanciare l’economia.
            Con uno stipendio medio mensile equivalenti a
            soli 150 euro, oggi buona parte della popolazione
            iraniana è in difficoltà. L’Iran è un Paese ricco di
            petrolio e di gas, ma quasi un terzo degli abitanti
            della Repubblica islamica vive sotto la soglia di
            povertà a causa dell’inflazione e della diminuzione
            del potere d’acquisto, motivati dalla mala gestione
            della cosa pubblica, dalla corruzione e dalle sanzioni
            internazionali. A peggiorare la situazione, e quindi
            l’umore della popolazione, è il coinvolgimento
            dell’Iran nella guerra tra Hamas e Israele, come pure
            in quella tra Russia e Ucraina, in cui Teheran risulta
            essere  esportatore  di droni utilizzati  da Mosca
            contro Kiev.
            Le sanzioni internazionali  dovevano essere
            alleggerite in seguito alla firma dell’accordo
            nucleare. Il sistema sanzionatorio messo in atto
            dal Tesoro statunitense è però complesso, anche
            nel caso in cui vi sia la precisa volontà politica di
            smantellarlo. Inoltre, a firmare il JCPOA era stato



            Rivista dello Stato Maggiore della Difesa                                                     19
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