Page 45 - ID - Informazioni della Difesa n. 06-2024
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n un articolo scritto qualche anno fa, ho esplorato l’idea di utilizzare le onde
cerebrali come strumento di autenticazione biometrica, evidenziando i risultati di
ricerche che mettevano in luce sia le potenzialità che i limiti di questa tecnologia.
IDa allora, le tradizionali password si sono dimostrate sempre più vulnerabili agli
attacchi informatici, con tecniche come il phishing, il brute force e l’uso di password
deboli che continuano a compromettere la sicurezza di utenti e organizzazioni.
Secondo alcuni rapporti recenti, quasi l’80% delle violazioni di dati nel 2023 è stato
collegato a password rubate o deboli.
In risposta a queste sfide, l’industria della sicurezza informatica ha esplorato alternative
più sicure, tra cui la biometria. Le onde cerebrali rappresentano una di queste soluzioni
innovative, poiché sono uniche per ogni individuo e estremamente difficili da imitare.
Le onde cerebrali sono segnali elettrici generati dall’attività neuronale nel cervello e
possono essere rilevate tramite elettroencefalografia (EEG). Questi segnali variano in
frequenza e ampiezza e si suddividono in diverse tipologie, ciascuna associata a stati
mentali specifici.
Le onde alfa (8-13 Hz) sono tipicamente collegate a stati di rilassamento e calma,
mentre le onde beta (13-30 Hz) sono associate a concentrazione intensa e attività
mentale. Le onde theta (4-8 Hz), che emergono durante il sonno leggero o la
meditazione profonda, riflettono stati di rilassamento profondo e creatività. Infine, le
onde delta (0,5-4 Hz) sono predominanti durante il sonno profondo e il recupero.
Ogni individuo presenta un modello unico di onde cerebrali, rendendo questi segnali
potenzialmente utili per la biometria. Recenti progressi nelle tecnologie EEG, inclusi
miglioramenti nelle reti neurali per l’analisi dei segnali, hanno aumentato la precisione
dei sistemi di autenticazione basati su queste onde, aprendo nuove possibilità per la
sicurezza informatica e altre applicazioni avanzate. Esaminiamo, dunque, gli sviluppi
più recenti nell’ambito dell’autenticazione biometrica basata su onde cerebrali e le
sfide ancora aperte per questa tecnologia.
COME LE ONDE CEREBRALI POSSONO FUNGERE DA “PASSWORD”
L’autenticazione attraverso le onde cerebrali, o passthoughts, sta diventando una realtà
grazie ai progressi nelle tecnologie EEG (elettroencefalografia) integrate in dispositivi
indossabili, come cuffie e occhiali. Questo approccio sfrutta le caratteristiche uniche
dei segnali cerebrali per autenticare gli utenti, offrendo una sicurezza elevata.
Diversi studi hanno esplorato l’efficacia di questa tecnologia, mostrando risultati
promettenti anche in contesti difficili come durante l’esercizio fisico. Tuttavia, la
ricerca ha evidenziato la vulnerabilità di alcuni sistemi alle imitazioni generate
artificialmente, un problema che è stato in parte mitigato grazie a tecniche avanzate.
Studi recenti mostrano che: l’autenticazione può avvenire in un unico passaggio
combinando i fattori di conoscenza e presenza in un’azione mentale; tecniche avanzate
come l’autenticazione a tre fattori utilizzano dispositivi EEG personalizzati per un
riconoscimento ancora più sicuro; la precisione del riconoscimento può superare il
99%, sia con EEG a canale singolo di livello consumer sia con dispositivi che catturano
i segnali dall’orecchio; la tecnologia dimostra resistenza agli attacchi, inclusi quelli con
reti avversarie generative (GAN).
Occorre però evidenziare che esistono ancora dei problemi, in particolare la riduzione
della precisione del riconoscimento in presenza di stati alterati dovuti a uso di droghe,
alcol o stress elevato. Le ricerche in questo senso però sembrano mostrare ottimismo.
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