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Giulia MORLUPI
di riferimento portando, in moltissimi casi, ad alimentare
il fenomeno dell’astensionismo a discapito dei processi
democratici dei singoli paesi. Inoltre, la polarizzazione ha
contribuito alla creazione di profonde divisioni sociali che,
accentuate dall’influenza della manipolazione, hanno spinto la
popolazione non solo verso posizioni estreme ma anche verso
una drastica riduzione dell’ascolto attivo, del dialogo assertivo,
dell’apertura verso l’altro diverso da sé e dei compromessi
aumentando, così, la frammentazione dei cittadini e l’insorgenza
di conflitti sociali. Tutto ciò ha, pian piano, eroso la fiducia nelle
istituzioni democratiche poiché, quando si è sottoposti ad una
sovraesposizione di informazioni contraddittorie e false, la
capacità di discernere la verità diminuisce e, anche le fonti di
informazione ufficiali vengono messe in discussione, minando
così la legittimità del processo elettorale stesso e creando un
ambiente in cui l’individuo si vede costretto a chiedersi quale
sia la verità, sperimentando, così, un grande sentimento di
incertezza e confusione che non gli fornisce delle basi solide
per donare piena fiducia alle istituzioni. Tale diminuzione della
capacità di discernere il vero dal falso viene alimentata anche
dallo sfruttamento, effettuato dalle fake news, dei bias cognitivi
umani, che porta le persone a cercare e a catalogare come “vere”
e “degne di fiducia” informazioni che coincidono con le proprie
credenze, convinzioni e pregiudizi, rafforzando ancor di più gli
stessi e rendendo più difficile il confronto e il cambiamento di
opinione, anche di fronte a prove contrarie. Oltre ai bias cognitivi
vengono sfruttate, come avrete già compreso, le emozioni umane.
Viene effettuata, infatti, un tipo di manipolazione che comprende
tutte le aree della persona e, le emozioni, non sono escluse.
Ogni campagna di disinformazione, pertanto, mira a suscitare
nei soggetti delle forti reazioni emotive che hanno lo scopo di
incentivare la partecipazione politica portando dalla propria
parte gli elettori senza, però, favorire un dibattito informato e
razionale.
L’impatto psicologico delle campagne di disinformazione è,
indubbiamente, significativo ma questo non significa che i
cittadini e gli utenti debbano essere visti come attori passivi con
un futuro predeterminato. Ognuno di noi è da considerarsi come
parte attiva della società, del progresso e del cambiamento,
pertanto, ognuno di noi è un attore attivo all’interno del panorama
sociale e ad ogni cittadino, residente in un paese realmente
democratico, dovrebbe essere fornita la possibilità di scegliere
verso dove indirizzare la strada del proprio futuro. Nonostante
l’impatto di tali campagne, esiste la possibilità di effettuare
dei cambiamenti, molti dei quali possibili attraverso l’utilizzo di
processi educativi indirizzati ad ogni classe sociale e ad ogni
età. L’educazione della popolazione all’utilizzo funzionale ed
efficace dei social media risulta essere alla base per contrastare
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