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Iraq e Siria, l’eredità del califfato
Intanto, la ricostruzione materiale, quella delle infrastrutture e degli edifici, seppure Mosul bridge
con lentezza e difficoltà, è andata avanti. Nella città vecchia di Mosul è in corso un
ambizioso progetto Unesco, “Revive the spirit of Mosul”, finanziato con 105 milioni
di dollari, stanziati da Unione Europea ed Emirati Arabi Uniti. Avviato nel 2018, ha
già coinvolto più di 120 case, oltre ad alcuni siti di particolare rilevanza storico-
architettonica, come il Convento delle suore domenicane di Al Saa’a, “Nostra Signora
delle Ore”, usato dall’Isis come carcere, la chiesa siro-cattolica Al-Thaira che era stata
trasformata in tribunale, e la famosa moschea Al Nouri con il minareto Al-Hadba, dai
quali sono state salvate, ripulite e messe da parte 45mila pietre originali del XII secolo
per il completamento del restauro.
Sotto un’apparente ripresa e stabilità si cela il percorso più difficile, quello della
ricomposizione sociale di una popolazione che negli anni dello Stato Islamico ha
vissuto lo spostamento forzato di quasi tre milioni e mezzo di persone, delle quali 1,4
milioni, secondo l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni, non ha mai fatto
Old Mosul
Rivista dello Stato Maggiore della Difesa 53