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entry”, cioè la previsione di impatto a terra, orario e luogo, di oggetti in caduta dallo spazio. L'acchiappa
Nei giorni 31 gennaio e 1 febbraio scorsi, sono stati eseguiti, a bordo della Stazione Spaziale detriti spaziali
Clearspace, della
Internazionale, i test relativi alla sperimentazione ISOC services for ISS”. startup svizzera
Il Colonnello Walter Villadei (Ingegnere dell'AM) ha testato, per la prima volta da remoto e fondata
in maniera autonoma, la possibilità di monitorare l’insorgere di eventuali minacce causate da dall'astronauta
Nicollier.
detriti in orbita e di valutare le relative manovre d’emergenza. Questo grazie alle capacità del © ClearSpace
software ISOC, una piattaforma concepita per rispondere alle esigenze di una conoscenza
strategica dell’ambiente spaziale, nota in ambito internazionale come “Space Situational
Awareness”.
I test in orbita, sono stati tutti condotti con successo. Di proprietà dell’Aeronautica Militare Lo stadio del razzo
vettore giapponese
e sviluppato dal Gruppo Ingegneria per l’Aerospazio, del Reparto Sperimentale di Volo, H-II, ripreso a distanza
della Divisione Aerea di Sperimentazione Aeronautica e Spaziale ISOC è il risultato di una ravvicinata dal
collaborazione trasversale tra la Forza Armata, l’industria (Leonardo), l’Università di Napoli e satellite "anti debris"
ADRAS-J
Politecnico di Milano.
LE SOLUZIONI E IL RECENTE TEST RPO
Per mitigare il problema, da tempo sono stati avviati progetti di “satelliti spazzini” da parte di
agenzie spaziali e aziende private, per recuperare satelliti da far precipitare, bruciando, negli
strati atmosferici (quelli più piccoli) o trasferirli a quote orbitali molto alte (i più massicci).
L’ESA fu la prima, tra le agenzie mondiali, a porre il problema. La Svizzera è già pronta a
lanciare il satellite “Clearspace”, un progetto nato grazie alla collaborazione dell’astronauta
svizzero Claude Nicollier.
Ma i primi test concreti in orbita sono già iniziati. Il più recente è della Astroscale Japan, una filiale
di Astroscale Holding, che ha svelato l’immagine ravvicinata di un detrito spaziale raggiunto
tramite operazioni di rendez-vous e prossimità (Rendezvous and Proximity Operations – RPO).
L’immagine è stata acquisita dal proprio satellite dimostrativo per l’ispezione dei detriti in
orbita, ADRAS-J, da una distanza di alcune centinaia di metri dietro il detrito che consisteva
in uno stadio superiore di un razzo H-IIA delle dimensioni di 11 metri × 4 e del peso di 3
tonnellate, ad una quota di 585 chilometri.
E’ una missione rivoluzionaria: si tratta del primo tentativo al mondo, documentato con immagini,
di approccio in sicurezza, caratterizzazione e sorveglianza di un grosso detrito tramite RPO.
E’ considerato un cruciale passo verso la comprensione della problematica dei detriti spaziali e
le modalità con cui affrontare le relative sfide. Ed è solo il primo passo: ADRAS J2 è già pronta
al lancio per una possibile missione di recupero ed eliminazione di un massiccio oggetto
vagante in orbita bassa.
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