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considerando che importa il 98% di tali risorse dalla Cina. Difatti, l'agenda comunitaria
nel tracciare la linea da seguire nei prossimi anni, mira all'autosufficienza, nella
previsione che in un mondo dove l’opzione militare potrebbe sfociare in una guerra
nucleare, le sanzioni economiche di deterrenza finirebbero per coinvolgere le terre
rare. Dopo il conflitto ucraino, è stato compiuto un primo passo, concretizzatosi nel
mettere al bando la Russia dal Consiglio Artico e interrompendo i progetti di ricerca e
cooperazione con il Cremlino nell’area in questione. Lo sbarramento imposto a Mosca
dai membri occidentali ha significato una risposta indiretta anche alla Cina, che, come
osservatore permanente, contava sulla sponda russa per portare avanti la sua politica Polar Silk Road
©articaportal.org
di push-in nell’Artico.
Si tratta di una strategia che
la superpotenza cinese è solita
usare per aprirsi uno spazio vitale
in aree in cui risulta esclusa,
ridefinendolo come territorio
aperto e introducendo a supporto
argomentazioni di natura
ambientalista e commerciale.
A tal proposito, calzante è la
denominazione di Stato Quasi Artico
che si è auto attribuita, rilevando un
nesso casuale e quasi eziologico tra
i cambiamenti climatici nell’area dei
ghiacciai e le negative conseguenze
sull’ecosistema e l’economia
cinese, che pregiudicherebbero,
in particolare, i settori primario e
secondario di Beijing.
Al contempo, non mancano
nell'analisi argomenti squisitamente
mercantili, come la Polar Silk Road,
che è il risultato naturale della
visione del Paese del Dragone, per il
quale non esiste una classificazione
rigorosa tra paesi artici e non artici,
essendo tutti gli stati interessati
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